SALA GIOCHI: Superman (Taito, 1988)

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Ah la sala giochi… quando sentiamo parlare del problema del “bullismo” pensiamo sempre: voi non eravate in sala giochi nei gloriosi anni ’80. Se la scuola era la II Guerra Mondiale del Bullismo, la sala giochi era il dannato Vietnam: al di là delle luci colorate, i gettoni, le tasche piene e poi subito vuote, era una sorta di dura palestra di vita, ci trovavi gli scrocconi, quelli del “mi presti una monetina?”, i pigiatori che si piazzavano alle tue spalle durante una partita particolarmente prolungata (o ad un gioco molto richiesto) e iniziavano a pigiare più per farti sbagliare che per vedere come giocavi, sperando che toccasse subito dopo a loro. C’era “l’intrufolato”, quello che in barba ai tuoi desideri, speranze o voglie decideva che non potevi giocarti in santa pace la partita e che doveva entrare in gioco al tuo fianco, a volte questi si limitavano a intervenire oppure giocavano la carta della personcina per bene, ti chiedevano, con fare modesto, “posso giocare anche io?”, solo che inserivano subito le monete mentre lo dicevano, come a dire o sì o sì. Non mancavano come allo stadio o al bar “gli espertoni”, quelli che ti suggerivano tutte le mosse anche se non lo volevi e se si scaldavano decidevano, sempre contro il tuo volere, che “quel pezzo è difficile, te lo faccio io” e così ti ritrovavi spinto di lato da queste furie (a volte pure più piccole di te) che si aggrappavano ai comandi come poppanti al seno materno e tendevano a dimenticare di staccarsi quando era passato “il pezzo difficile”. Ovviamente vi era la grande categoria dei bulletti, si aggiravano solitamente con una piccola corte dei miracoli di adulatori, e iniziavano a farti capire di sloggiare, inizialmente con qualche accenno un po’ minaccioso, poi se necessario alzandoti di peso oppure creando un coretto assieme agli amici fino a scassarvi a tal punto le scatole da farvi abbandonare il campo, possibilmente con qualche moneta ancora nella macchina. Se vi dicono che quelli furono tempi luminosissimi e da rimpiangere è possibile che vi troviate davanti a qualche esponente di una di queste categorie, occhio. Certo la sala giochi offriva molto, a volte era l’unico accesso al mondo dei videogiochi perché a casa non volevano o non potevano comprare una console/computer, altre volte era l’unico luogo dove si poteva restare meravigliati davanti a certi sfoggi di luci, colori, animazioni e suoni, per non parlare di tutti gli aggeggi che appiccicavano al cabinato: pistole, mitragliatori, volanti, per non parlare poi dei cabinati che ti consentivano di accomodarti in poltrona e sentire tutte le scosse, i saliscendi e le sbandate riprodotte sullo schermo. Dobbiamo però ammettere che nonostante tutti i vantaggi noi di Matatari abbiamo preferito rifugiarci il prima possibile tra le accoglienti sponde del videogioco casalingo, perdevamo in grafica, ma si guadagnava in concentrazione e gusto… ma ora possiamo goderci anche tutti quei giochi che ci siamo persi, comodamente a casa, spendendo monete virtuali!

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Perché Superman? Nessun motivo particolare salvo l’aver accennato ad un Superman per Atari nella recensione di Adventure. Una breve ricerca sulle incarnazioni videoludiche dell’uomo che portava le mutande sopra i pantaloni ed eccoci al gioco della Taito. La storia in pochissime parole è la seguente: il cattivo di turno, l’imperatore Zaas (è una insetticida? N.d.R.), ha  deciso di conquistare la Terra, voi, in mutande e calzamaglia, dovete zompare per cinque livelli per bloccare il terribile piano. Una trama che non vincerà l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, ma non possiamo farne una colpa a questo genere di giochi. I cinque livelli sono ambientati rispettivamente così: New York-Metropolis, San Francisco,  Las Vegas, Washington D. C. e lo Spazio fino alla Nave dell’imperatore. La grafica è molto buona, colorata al punto giusto e le animazioni sono apprezzabili (anche se un po’ limitate). Ogni livello è sostanzialmente strutturato in 3 fasi distinte che, ahimé, si ripeteranno in una maniera fin troppo evidente nel corso di tutta l’avventura.28136801

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La prima fase vi vedrà a terra, con uno scorrimento orizzontale (da sinistra a destra) mentre affrontate orde di nemici, abbattete qualche muro o griglia e sollevate e lanciate qualche cassa. La varietà degli avversari non è esattamente il massimo, tenderanno a ripetersi nel corso dei vari livelli, salvo di volta in volta aggiungendo ai “soliti noti” qualche nuovo personaggio. Ovviamente in questa prima fase potrete sia camminare al suolo che librarvi a mezz’aria. Attraverso i comandi sarete in grado di sferrare calci o pugni e, tenendo premuto per più tempo il tasto del pugno, otterrete una sorta di palla di forza che scaglierete contro gli avversari.

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Affrontato qualche bestione di fine prima fase il vostro amato eroe si alzerà in volo e affronterà un livello in verticale (dal basso verso l’alto tranne in un caso), altre orde di avversari e altro incontro alla fine con uno scagnozzo più corazzato del solito (ci torneremo).

Parte la terza fase, scorrimento in orizzontale, da sinistra a destra, volerete tra missili, elicotteri, mine volanti e qualche muro da distruggere, usufruendo di pugni e del laser oculare. Arrivati alla conclusione affronterete il nemico di fine livello che andrà cotto in padella.

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Praticamente la descrizione potrebbe finire così, perché questo schema si ripete in maniera evidentissima per tutto il resto del gioco, un livello dall’altro si distingue per la grafica, ma a livello di azione non varia di molto, vengono aggiunti dei nemici, troverete qualche missile in più e il cattivo finale sarà sempre più riparato dietro un insieme di bracci meccanici e lanciamissili, ma non aspettatevi molto altro. Addirittura alcuni dei bestioni di fine fase verranno ripresi, pari pari, in livelli più avanzati, giusto modificandone il colore e magari rendendoli un po’ più aggressivi. Un po’ poco direi, anche per uno schema di gioco da “sala giochi” che certo parte da presupposti differenti di un videogioco casalingo.

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La difficoltà, ecco un aspetto difficile da valutare provando a casa il gioco e con gettoni virtuali. A giudicare dal numero di gettoni fantasma che abbiamo speso si potrebbe dire che il gioco è abbastanza difficile, soprattutto nella seconda e terza fase di ogni livello, mentre la prima fase, apparentemente altrettanto complicata, è in realtà affetto da un difetto di costruzione: in pratica se spostate il vostro personaggio all’estrema destra dello schermo e lo fate avanzare continuamente, incuranti degli avversari, riuscirete a percorrere quasi tutto il livello senza dover sostenere neppure uno scontro, è un bel difetto, all’epoca di chi lo ha giocato in sala giochi poteva certo essere un momento di riposo per i muscoli! La difficoltà dei livelli è soprattutto aumentata dal numero di oggetti sullo schermo, in particolare missili, mine et similia delle terze fasi, mentre i bestioni di fine fase seguono un paio di schemi di combattimento che una volta appresi rendono abbastanza agevole il compito. Ugualmente non abbiamo registrato una impennata evidentissima della difficoltà dei boss di fine livello. Anche il finale non si rivela molto complesso, di fatto se vi concentrate sull’imperatore Zaas è molto probabile che riusciate a concudere senza dover sfruttare un nuovo set di vite.

Superman delude, graficamente certo di buon livello, dal punto di vista del sonoro un po’ ripetitivo durante il gioco (sì, è Williams la base sonora, ma una maggiore varietà sarebbe stata gradita), come gioco lascia molto poco e pensiamo che all’epoca non ci avremmo speso molto dato che, dopo i primi livelli, ci si rende conto che c’è poca speranza di venire sorpresi da qualcosa che non si è ancora visto. Come molti videogiochi del genere è possibile giocarlo in due (per la felicità degli “intrufolati”) guidando un secondo Superman, vestito di rosso. Dato che il manuale e la pubblicità del gioco non fornisce alcuna spiegazione in merito ci si è chiesti se questa scelta sia da considerare una citazione colta di un albetto degli anni ’60,

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o se piuttosto si tratti del più banale ricorrere al medesimo sprite con colori cambiati e nessuna caratteristica differente. Si potrebbe pensare a questa seconda ipotesi, magari come risorsa improvvisata a causa di un qualche problema dell’ultima ora, diciamo questo perché è stato fatto notare da altri, spiluccando nel programma, come vi sia la presenza di una misteriosa “superwoman” tra gli sprites, totalmente assente poi dal gioco definitivo. Sarebbe interessante conoscere la ragione di questo cambiamento, ma non vi sono informazioni al riguardo…

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